Chiara Zanchi
Università degli Studi di Pavia
Eventi diversi, espressioni linguistiche uguali
Gli eventi della realtà sono tutti nuovi e diversi. E tuttavia, per forza di cose, utilizziamo espressioni vecchie per descriverli. Queste espressioni ricorrenti sono un modo inconsapevole di fare confronti: attraverso le parole, raggruppiamo eventi ed entità che ci sembrano simili per alcuni aspetti, mentre possono anche essere molto diversi per altri.
Per esempio, dicendo Guarda quel leone di Mario!, se Mario sta scalando una scoscesa parete rocciosa, intenderò che è coraggioso e forte. Invece, se Mario ha una folta chioma, si è appena svegliato e non si è ancora pettinato, vorrò dire che ha una criniera leonina.
Spessissimo, descriviamo un’entità o un evento in termini di un’altra entità o di un altro evento, e senza nemmeno accorgercene facciamo confronti (Marianna Bolognesi ne ha parlato qui e Silvia Luraghi qui). Per di più, facendolo, selezioniamo solo alcuni aspetti rilevanti dell’entità o evento che descriviamo. Queste ‘descrizioni in termini di qualcos’altro’, che ci sembrano naturali, sono in realtà (ri)stabilite collettivamente attraverso il modo in cui di continuo usiamo la lingua nei nostri discorsi.
I frame e perché sono importanti
Leggiamo un paio di titoli presi da testate diverse, tendendo conto del fatto che queste testate non sono note per essere avverse ai migranti:
Acnur in Libia per gestire i flussi (Avvenire, 2013)
La formula per gestire i rifugiati (La Stampa, 2015)
Entrambi i titoli usano il verbo gestire, che include nel suo significato un’entità-gestore, normalmente una persona o cosa che esercita controllo, e un’entità gestita, normalmente una cosa inanimata che è controllata. Nei titoli appena visti, l’entità gestita sono i migranti. Il significato del verbo gestire non è un’isola, al contrario: è un punto di accesso a una complessa struttura del pensiero, che chiameremo frame ‘cornice’ (della natura del significato, Francesca Masini ha parlato qui). Il frame a cui rimanda gestire è Controllo e comprende l’evento stesso, i suoi partecipanti e le loro caratteristiche più tipiche; inoltre, può comprendere le circostanze in cui si verifica l’evento. Le idee raccontate finora sono sistematizzate nella semantica dei frame del linguista Charles J. Fillmore e sono confluite anche in un progetto di natura applicata, il FrameNet Project. FrameNet è un lessico, leggibile sia dall’occhio umano sia da un computer, che registra l’uso delle parole in contesto assieme con le cornici, i frame, evocati da tali parole. Proprio da FrameNet è tratto il frame usato per descrivere i titoli: Control ‘Controllo’.
Quando costruiamo un discorso, più o meno consapevolmente, intraprendiamo un’operazione di framing ‘inquadramento’, che riflette la nostra visione del mondo, le credenze e gli stereotipi che abbiamo fatto nostri. L’operazione del framing è insidiosa se parliamo di individui che tutt’ora rappresentano la parte debole in una relazione di potere asimmetrica: per esempio, i migranti, le donne, le persone non binarie e le persone disabili (che le donne siano una categoria debole è talvolta messo in dubbio, e tuttavia emerge chiaramente dall’ultimo Gender Gap Report; su Linguisticamente, Stefania Cavagnoli e Francesca Dragotto hanno parlato di sessismo linguistico qui). Insomma, i nostri discorsi non sono neutri: attraverso il discorso – e non necessariamente in modo conscio – rispecchiamo, riproduciamo e rafforziamo situazioni, istituzioni e strutture sociali ingiuste. Per esempio, i giornali ripetutamente parlano di migranti come cose da gestire, cioè come un problema amministrativo per il Paese; molti lo fanno per ‘dovere di cronaca’ e non con intenti davvero denigratori (come i titoli visti sopra).
Eppure, questi discorsi, indipendentemente dalle intenzioni di chi li produce, possono creare e rafforzare l’idea del migrante come problema, piuttosto che come ‘persona che ha un problema’ e che, proprio per questa ragione, si è trovata costretta a lasciare il proprio Paese di origine. La pervasività di queste ingiustizie discorsive latenti è molto maggiore rispetto a quella dei discorsi apertamente discriminatori e razzisti, che riconosciamo più facilmente e che più facilmente possono essere sanzionati e silenziati.
Un esempio: i frame delle migrazioni
Recentemente, ho condotto assieme a Serena Coschignano e Gosse Minnema un’analisi dei frame su un corpus di più di 100.000 titoli di quotidiani sul tema delle migrazioni. Dall’analisi è emerso che i frame che compaiono con maggior frequenza hanno a che fare con il dibattito politico sulle migrazioni, con la quantificazione dei migranti e con i loro arrivi (i risultati sono contenuti nel IX Rapporto della Carta di Roma “Notizie ai margini”, che si può leggere qui).
Leadership è in assoluto il frame più frequente, evocato da parole quali ministro, sindaco, prefettura, governo, ecc. La preponderanza di questo frame conferma che le voci che parlano di migrazioni non sono quelle dei migranti, ma piuttosto voci di natura politica e amministrativa. I frame Cardinal_numbers ‘Numeri_cardinali’, Increment ‘Incremento’ e ‘Quantified_mass’ ‘Massa_quantificata’ sono evocati dai numeri, ma anche da espressioni come altri, migliaia, numerosi, ondata, fiume, ecc. Si tratta di quantificatori che conteggiano, per lo più in maniera vaga, sia gli arrivi di migranti in Italia sia il denaro pubblico speso per far fronte a questi arrivi. Infine, troviamo proprio gli arrivi, rappresentati dal frame Arriving ‘Arrivare’ evocato da arrivi, giunti, ingressi, ecc. Dunque, attraverso le voci della politica, si parla soprattutto di numeri in arrivo.
Questa osservazione ci dà l’occasione di mettere in luce un’altra operazione che può portare a discorsi velatamente ingiusti: la ‘profilazione’. Negli articoli che trattano il tema delle rotte migratorie, si pone attenzione quasi esclusivamente all’ultima fase della rotta, cioè l’arrivo, perché è quella più rilevante per l’Italia e gli italiani. Tuttavia, come sappiamo, tutti i tipi di viaggio, migrazioni comprese, includono varie fasi: la partenza, il viaggio in sé e l’arrivo. In gergo, potremmo dire che i titoli della stampa ‘profilano’ l’arrivo, mentre lasciano sullo sfondo le altre fasi del viaggio. Nel caso delle migrazioni, dare maggior risalto alle partenze permetterebbe di approfondirne e diversificarne le motivazioni, cioè i fattori di spinta e di attrazione. Invece, profilare il viaggio in sé avrebbe per esempio la conseguenza di mostrare chiaramente i rischi corsi dai migranti lungo la rotta. Dunque, le parole possono profilare specifiche parti di una struttura concettuale e lasciarne altre sullo sfondo. Anche questa asimmetria nel distribuire l’attenzione su aspetti diversi di uno stesso evento può (ri)produrre discorsi inconsapevolmente ingiusti.
Infine, enfatizzare i ‘numeri di arrivo’ ha anche la conseguenza discorsiva di dipingere le migrazioni come un fenomeno allarmante. Attraverso le parole possiamo produrre discorsi che costruiscano un evento come più o meno prossimo rispetto a noi e ai nostri interessi. Questa vicinanza discorsiva è indipendente e può discostarsi molto rispetto alla realtà dei fatti. È la strategia retorica della ‘prossimizzazione’, che funziona mettendo in allerta – più o meno esplicitamente, più o meno consapevolmente – della vicinanza e/o imminenza di particolari fenomeni che potrebbero costituire una minaccia e richiederebbero una reazione immediata. E la paura, si sa, è un potente meccanismo di manipolazione.
Per approfondire
Fillmore, Charles J. 2006 [1982]. Frame semantics. In Dirk Geeraerts (a cura di), Cognitive Linguistics: Basic Readings, 373–400. Berlino: De Gruyter Mouton.
Hart, Christopher. 2015. Cognitive Linguistics and Critical Discourse Analysis. In Ewa Dabrowska & Dagmar Divjak (a cura di), Handbook of Cognitive Linguistics, 322-345. Berlino: De Gruyter Mouton.
Gaeta, Livio & Silvia Luraghi (a cura di). Introduzione alla linguistica cognitiva. Roma: Carocci.
Lakoff, George. 2004. Don’t Think of an Elephant! Know Your Values and Frame the Debate, White River Junction: Chelsea Green Publishing (trad. it., 2006. Non pensare all’elefante!. Milano: Internazionale).
Minnema, Gosse, Sara Gemelli, Chiara Zanchi, Viviana Patti, Tommaso Caselli & Malvina Nissim. 2021. Frame Semantics for Social NLP in Italian: Analyzing Responsibility Framing in Femicide News Reports. In Marco C. Passarotti, Elisabetta Fersini & Viviana Patti (a cura di), Proceedings of the Eighth Italian Conference on Computational Linguistics (Milano, 26-28 gennaio 2022). (http://ceur-ws.org/Vol-3033/paper32.pdf)
Ringraziamenti
I miei ringraziamenti vanno alla Cares_Osservatorio di Pavia per i dati di cui scrivo in questo articolo. Ringrazio anche Serena Coschignano, Sara Gemelli (Università di Pavia), Gosse Minnema, Malvina Nissim, Tommaso Caselli (Università di Groningen), Viviana Patti e Gaetana Ruggiero (Università di Torino): la collaborazione con loro ha reso possibile l’analisi automatica dei frame con il prototipo SocioFillmore.
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